Apr 01, 2020 / 2:26PM
di Francesca Baldry, Collection Manager, NYU Florence
Recentemente restaurato e riaperto al pubblico in occasione della conferenza ICOM DEMHIST L’igiene e le sale da bagno nelle case museo. Oggetti, spazi, consuetudini, tenutasi a Lastra a Signa e Milano, la stanza da bagno della signora Hortense Mitchell Acton è uno dei tre grandi bagni storici di Villa La Pietra oggi accessibili ai visitatori.
Il termine bagno deriva dal latino “balneum”, che indicava l’immersione in un qualsiasi liquido. L’uso di questa parola è diventata più frequente quando è stata associata all’immersione specifica del corpo in acqua. Il “Balneum” divenne pratica comune con i Romani che si immergevano nell’acqua per benefici terapeutici, igienici o semplicemente rituali.
Lavati le mani! Con la diffusione del Coronavirus, questa è una delle regole più importanti da osservare: è una questione di igiene e rispetto per la salute di tutti. L’acqua pulita è una risorsa vitale e non esiste una cultura sulla terra oggi che non dia importanza alla pulizia. Ma quando e dove le persone hanno iniziato a usare – e dovremmo aggiungere ad apprezzare – lo spazio confortevole di un bagno privato in casa, in albergo o in spazi comuni appositamente costruiti per le necessità e la cura del corpo (i “bagni diurni”)? Quando è accaduto che che lavandini, vasche, bidet e servizi igienici sono diventati componenti fissi, collegati all’impianto idraulico dell’edificio, e non più contenitori mobili da spostare di stanza in stanza?
Bidet in porcellana, nel bagno di Hortense. Il Bidet è apparso in Francia e in Italia nelle regge settecentesche di Versailles e Caserta. Il termine francese indica un piccolo cavallo. L’omonimia è dovuta alla somiglianza della posizione assunta durante l’uso del bidet con l’equitazione. La parola deriva dalla radice celtica “bid”, che significa piccola e “bidein”, piccola creatura. Anticamente si chiamava bidetto.
Come un evento cosmico in cui si allineano tutte le stelle e i pianeti, il fenomeno che conosciamo come il bagno moderno apparve alla fine dell’Ottocento in Europa e poco dopo negli Stati Uniti: i sistemi fognari della città, il riscaldamento centralizzato, l’acqua corrente calda e fredda, la perfezione dell’impianto idraulico interno e dei tubi, l’invenzione del gabinetto con sciacquone, l’invenzione della vasca e del lavandino fissi, e infine la consapevolezza che tutte queste cose potevano essere utilizzate al meglio in una stanza sola, ci ha dato il bagno. Si dice che la necessità è la madre di molte invenzioni, e così fu nel caso della stanza da bagno privata.
Una necessità per tutti e non solo una novità per i ricchi, il bagno moderno generò rapidamente innovazioni e invenzioni. Molte società di idraulica, di rubinetteria e sanitari sono nate infatti nella seconda metà dell’Ottocento e alcune sono ancora in attività.
Un bagno moderno raffigurato nel catalogo Porcher del 1905
La Fabbrica Porcher, con sede in Francia, marchio dei sanitari e rubinetteria del bagno degli Acton, era una di queste, come documentato dal loro raffinato catalogo di vendita, pubblicato nel 1905. Intorno a questa data, Arthur Acton e Hortense Mitchell, appena stabiliti a La Pietra, erano impegnati a restaurare il loro giardino, a collezionare opere d’arte e arredi, e con la stessa cura dedicavano energia e denaro per adattare l’antica villa rinascimentale dei Sassetti a confortevole abitazione, per crescere bambini e ospitare feste. È interessante notare che una delle migliori amiche di Chicago di Hortense era la signora Florence Crane, che firmò il Libro degli ospiti degli Acton nell’aprile 1926 e il cui marito, Richard Teller Crane, era anche lui nel business della così detta “New Art of Fine Bathrooms”.
I bagni sono raramente spazi interessanti da visitare, ma in una grande dimora di una famiglia anglo-americana cosmopolita di primo Novecento hanno molto da dire: sull’igiene, le abitudini, gli hobby e, nel caso del bagno di Hortense, la moda.
Come un “guardaroba” signorile, questa stanza veniva utilizzata anche come una moderna cabina armadio. Qui la signora Acton teneva i suoi preziosi abiti francesi Callot Soeurs e le sue scarpe con cinturino a T, disegnate dalle rinomate ditte Perugia (Parigi) e Guido Barlacchi (Firenze). In un piccolo spazio accanto al bagno, grandi bauli Louis Vuitton erano convenientemente riposti, pronti per essere imballati per il prossimo viaggio.
E per finire, a tutti noi piace leggere in bagno, non è così? Così accadeva anche cent’anni fa in casa Mitchell Acton, come ci narrano due copie della rivista Vogue della primavera del 1925, trovate per caso nascoste in un cassetto del bagno.
E dunque lavati le mani, abbi cura di te stesso e rilassati!
Riscaldatore elettrico nel bagno di Hortense, Ditta Aquila, Italia
Rubinetti, Ditta Porcher, Francia
Testi di riferimento:
Richards, Ellen Swallon, The Art of Right Living. Boston: Whitcomb & Barrows, 1904
Wright, Lawrence, Clean And Decent: the Fascinating History of the Bathroom & the Water Closet And of Sundry Habits, Fashions & Accessories of the Toilet Principally In Great Britain, France, & America. London: Routledge & Kegan Paul, 1960
Interno Interiore Intimo. Architettura degli Interni, Uomo, Cultura, Società, a cura di Santi Centineo, Edizioni Caracol, Palermo, 2010
Penner, Barbara, Bathroom. Chicago: University of Chicago Press, 2013